il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

LA CASA DALLE FINESTRE CHE RIDONO
le location esatte parte 2
ENTRA
340672 commenti | 64469 titoli | 25579 Location | 12798 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: Boutique (1989)
  • Luogo del film: Il luogo dove si sposano Sandra (Lo Moro) e Luigi (Romano)
  • Luogo reale: Villa Besozzi Casati, Piazza Mentana 1, Cologno Monzese, Milano
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  • Film: Boutique (1989)
  • Luogo del film: La boutique di Lola (Vernetti) in cui avvengono gli inconntri amorosi
  • Luogo reale: Viale Piave 33, Cologno Monzese, Milano
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  CINEPROSPETTIVE

ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Stella Novari

    Stella Novari

  • Luca Eduardo Varone

    Luca Eduardo Varone

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Flazich
Ispirandosi chiaramente alle illustrazioni di Doré, i registi confezionano qualcosa di incredibile e meraviglioso al contempo. La ricostruzione dell'inferno di Dante è minuziosa, precisa, angosciante, quasi da togliere il fiato. Sembra quasi talvolta di osservare delle tavole animate del grande artista francese. Nell'edizione restaurata dalla cineteca di Bologna il film è impreziosito dalla voce fuori campo che, oltre al leggere le didascalie, integra la visione con note storiche.
Commento di: Cotola
Certamente ben fatto e abbastanza riuscito, in primis per una discreta regia e una confezione di buon livello. La sceneggiatura sa mescolare bene politica, avventura e un po' di horror-fantasy, senza però regalare particolari sorprese o considerazioni particolari allo spettatore. La durata è quella giusta: un centinaio di minuti che scorrono via veloci senza intoppi ma senza nemmeno scene che si stagliano particolarmente nella memoria.
Commento di: Enzus79
Maniaco dei complotti diventa bersaglio delle agenzie segrete americane. Come al solito i film diretti da Richard Donner, oltre a intrattenere, hanno una buona dose di adrenalina e questo evidentemente non fa eccezione. In più c'è un Mel Gibson davvero bravo (si apprezza però di più in versione originale). Finale piuttosto scontato. Discreta la colonna sonora.
Commento di: Harden1980
Film muto accompagnato da un tappeto sonoro dalle belle musiche di Pasquale Perris, vede una splendida Dietrich nel ruolo di una arpia divorziata, cattivissima e opportunista, maliarda e magnetica come solo lei poteva sullo schermo, contesa da due uomini e vittima della sua stessa avidità. Si tratta solo di una semplice commedia romantica, ma gli occhi della diva valgono tutta la visione, anche perché il finale moralista è irritante figlio del suo tempo. Si fa il tifo fin da subito per la dark lady, piuttosto che per il "povero" conte/cameriere in incognito. Piccolo gioiellino.
Commento di: Myvincent
Ancora una coppietta giovane che scappando da una “padella” si ficca ancora più nei pasticci, passando in una “brace”, naturalmente inaspettata. Declinare noir con le situazioni comedy non ha mai giocato a favore, specialmente se con una trama così scontata come in questo caso. Peccato perché gli attori c’erano, specialmente il buon Skarsgard, che sa come bucare lo schermo. Dialoghi molto cheap, al limite del volgare.
Commento di: Siska80
Rimasto vedovo, Firat deve ricominciare a vivere rafforzando il rapporto col figlioletto, finché l'incontro con una giovane non stravolge le loro vite. Se il capitolo precedente sfruttava l'abusato tema della malattia terminale, questo si serve della solita storia dell'elaborazione del lutto dagli esiti molto positivi favoriti da un colpo di fortuna non scevro da problemi iniziali. Il passaggio dal genere drammatico al sentimentale rende il nuovo episodio leggermente migliore, pur restando nell'ambito della mediocrità, e il bravo Kaan Urgancioglu si cuce addosso un bel personaggio.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Nella splendida cornice di Vallon-Pont-d'Arc (un arco di pietra sull’acqua), un cadavere viene trovato inginocchiato con la giugulare recisa da una pietra risalente a migliaia di anni fa e lì ancora conficcata. Siamo infatti nella zona delle celebri grotte di Chauvet, ricche di splendide pitture rupestri del paleolitico e possiamo stare certi che un'occhiata pure a quelle il film la darà. Perché l'attenzione dei gialli francesi di questi anni va spesso di pari passo con la riscoperta di zone importanti del territorio, riprese in modo da farne risaltare la...Leggi tutto magnificenza paesaggistica.

A indagare sull'omicidio un poliziotto locale di origine araba, Riad Lekcir (Gharbi), affiancato da una detective che viene da fuori, Manon (Varlet). Li lega un doppio delitto avvenuto in loco più di vent'anni prima, quando i genitori di Manon furono uccisi in casa (lei bambina presente, ma in un'altra stanza) da qualcuno successivamente identificato nel fratello di Riad, che per questo finì in carcere e in seguito si suicidò. Inevitabile che il rapporto tra i due sia teso, ma Manon precisa come da parte sua non sussista alcun problema nel lavorare con una persona che pure di certo non stima. Riad, sicuro che suo fratello non c'entri nulla con quell'antico fatto di sangue, non ha le prove per dimostrarlo. Il doppio delitto si integrerà nella storia, andando presto ad occuparne una parte anche maggiore rispetto a quello appena avvenuto. Si scoprirà che la vittima è uno degli scopritori della grotta di Chauvet e il primo ad essere interrogato sarà il suo miglior amico, che partecipò con lui all'importante spedizione.

Una trama fitta di elementi, articolata classicamente sul doppio binario temporale ma senza che i due troppo si confondano. Manon, bionda, magra, due begli occhi azzurri, gioca a fare la scontrosa ma si capisce che non è troppo irrigidita nelle sue convinzioni, Riad al contrario si mostra fin da subito più disponibile ad accettare una collaborazione che non può sulle prime vedere di buon occhio. Insieme i due faranno emergere un intreccio assai complesso che richiederà molta attenzione per essere compreso in tutte le sue sfumature. Perderne anche solo un brandello potrebbe comportare il non essere in grado di ricostruire tutto a dovere. Bisogna quindi mettersi in testa di seguire il film con un certo impegno.

I twist sono buoni, la storia interessante; è la messa in scena ad apparire invece fredda e troppo standardizzata nelle sue dinamiche, adagiata in cliché poco stimolanti. Un giallo insomma di chiara matrice televisiva che non riesce a eludere la sensazione di un compitino svolto senza entusiasmo, sfruttando meccanicamente una sceneggiatura che invece una regia migliore avrebbe potuto valorizzare. Un po' sono i personaggi secondari a deludere nelle loro caratterizzazioni (va meglio per la coppia protagonista), un po' alcuni passaggi sviluppati con eccessiva superficialità e faciloneria. Manca quel “colore” che la natura circostante mette in luce scintillando.

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Ormai basta un po' d'acqua, di qualsiasi natura, per infilarci dentro uno squalo: si era capito fin dai tempi di SHARK IN VENICE che la sola presenza di un canale o di un fiume non potesse riparare le città d'arte dal loro destino. E così adesso tocca alla Senna finire infestata, in questo caso da squali in fuga dall'oceano addirittura spintisi (anche se almeno...Leggi tutto inizialmente sarebbe bene usare il singolare) fin nella Ville Lumière.

Il pescione in questione dovrebbe essere un mako, ma è di dimensioni tre volte superiori a quelle d'ordinanza ed è monitorato da tempo. L'avevamo visto infatti nel prologo muoversi in un mare devastato dai rifiuti plastici, dove un gruppo di studiosi guidato dalla bella Sophia (Bejo) gli si era avvicinato un po' troppo confidando nelle proprie conoscenze in tema. Errore: già il fatto che fosse cresciuto esageratamente doveva far loro intuire che qualcosa non quadrava; e infatti la strage è inevitabile, con Sophia che si salva non si capisce bene come (sta sott'acqua senza bombole per un'infinità di tempo trascinata verso il fondo per poi risalire). La ritroviamo un anno dopo a Parigi, dove viene in contatto con una ragazza (Léviant) che già la conosce, un'attivista animalista che subito la accompagna nel laboratorio dove lavora con un gruppo a difesa degli squali inseguiti dagli umani cattivoni. Individuano i sistemi di tracciamento e li annientano da remoto per consentire ai loro beniamini di sfuggire, e dicono di aver identificato (a Parigi!) proprio il supposto mako di Sophia. Mirabile, ma il fatto che una bestia simile se ne stia allegramente a bivaccare nella Senna non è una buona notizia, per chi lì abita, tanto più che presto salta fuori la solta sindaca decerebrata (Marivin) la quale, dovendo assolutamente ospitare la gara di triathlon prevista nella Senna di lì a breve, non vuol sentir ragioni: c'è uno squalo? Se ne occupi l'esercito e ce ne liberi in fretta perché di rimandare l'evento non se ne parla...

Si recuperano insomma i tanti topoi del genere per confezionare uno shark-movie che cerchi di sfruttare il fascino della Ville Lumière e le acque torbide del fiume per variare un po' sul tema. Il problema è che, superato un prologo in cui la cosa più interessante è la distesa di plastica che affiora sul mare e in cui gli attacchi sono realizzati al risparmio, tocca aspettare una vita, prima che il mako si rifaccia vivo. La presenza si avverte, il tracker ci dice sempre dov'è, ma al di là di una pinna che spunta e di un unico caso in cui un po' di acque frullano col sangue di malcapitati mossisi con la speranza di un contatto pacifico col mako, il film è una lagna. L'attivista che fa di tutto per rendersi odiosa, Sophia che non si decide ad agire con un senso, la polizia che si mette in caccia svogliatamente poco convinta di aver a che fare con un vero pericolo...

Nemmeno Parigi fa gran mostra di sé, quindi si resta tutti in attesa di capire quando finalmente lo squalo attaccherà. Dopo quasi un'ora, eccolo: prima la solita pinna, poi un gran caos sui fondali della Senna montato furiosamente e nel quale poco si vede, ma almeno un po' di tensione si avverte e salta fuori pure qualche arto tranciato. Ma è ovvio che il clou sarà la gara di triathlon, con decine di nuotatori in massa nel fiume a fare da vittime designate. A questi si aggiunga che sono state rinvenute proprio sul medesimo fondale, in quei giorni, centinaia di granate inesplose, pronte a farlo quando meno te l'aspetti per un finale pirotecnico che, superata una fase di confusione totale in cui si pasticcia con l'operazione "bomba libera tutti", oltrepassa ogni soglia di ridicolaggine innestando elementi da catastrofico puro. A quel punto qualcosa di spassoso si vede, per quanto in un'orgia di rozza computergrafica a tratti degna degli Z-movie del genere, ma è troppo tardi. Berenice Bejo ha uno sguardo magnetico e intenso ma non va oltre una performance di routine, che gli altri comunque nemmeno avvicinano restando nel più puro anonimato. Ci voleva più azione, e pure un po' più di fantasia, magari evitando di far vedere squali che sfrecciano sovente col turbo. Per certi versi, con la comparsa di centinaia di cuccioli di squalo e il fiume a fare da scenario insolito, par di stare più dalle parti di PIRANHA che nel filone di riferimento...

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Qualcuno di notte cade da una finestra e si schianta sul tetto di un’auto. Una spinta? Un suicidio? Non c'è nemmeno il tempo di rendersi conto di quello che sta accadendo lì e alla centrale di polizia dove un uomo sta testimoniando… che un nuovo cadavere viene trovato straziato sul letto di un loft dello stesso palazzo: quello di una giovane, i polsi tagliati, un lago di sangue. Stacco e si torna alla centrale, dove si sta già interrogando qualcun altro che si capisce qualcosa deve sapere. Qualcuno che poi entra sempre in quel loft (il titolo originale lo identifica...Leggi tutto chiaramente come l'ambiente chiave) dove trova un nuovo tizio in lacrime ad attenderlo. Scene appartenenti a momenti diversi, tempi diversi che si confondono in un caos che lentamente va prendendo una forma, pur se il film non rinuncerà mai al rimescolamento cronologico.

Il loft se lo spartiscono cinque amici (sposati) che lo utilizzano per spassarsela, un’alcova per i loro incontri amorosi. Ora però si ritrovano a dover capire chi ha ucciso la ragazza rinvenuta morta sul letto. Ripercorreremo, insieme ai cinque, i giorni che hanno preceduto le due morti e quelli successivi saltabeccando senza sosta tra presente, passato e futuro. Conosceremo le rispettive consorti, le amanti, i rapporti tesi che segnano la loro amicizia (due sono anche fratelli, benché assai diversi).

C'è molta, moltissima carne al fuoco in questo thriller olandese che accumula un gran numero di colpi di scena con una certa sapienza, per quanto non risulti sempre facile districarsi nel labirinto di nomi e personaggi che s'incrociano dovendo stare attenti al momento nel tempo in cui le azioni si svolgono. Il rischio è di confondersi, o di dover troppo impiegare a far ordine nella storia per godersela veramente. Con l'aggaravante, per noi italiani, di un doppiaggio terribile che rende assai difficile il poter apprezzare le qualità – che esistono - del film.

Si mescolano il Soderbergh di SESSO, BUGIE & VIDEOTAPE (con tanto di replicante di James Spader, perlomeno nel look, in un ruolo assai simile, al limite dell'omaggio) con un approccio moderatamente trasgressivo che ci porta a vedere i nostri alle prese con donne provocanti e bellissime, mogli regolarmente tradite e un interrogatorio alla centrale di polizia che funge da raccordo velleitario in verità non fondamentale per il dipanarsi della vicenda. Contano di più gli scambi a cinque in cui tutti si rivolgono accuse pesanti con la certezza che qualcuno, tra loro, ne deve per forza sapere molto di più di quanto confessa.

Una fotografia patinata (per quanto low budget), interpretazioni corrette che sostengono senza eccellere una sceneggiatura impegnata a cercare di rendere comprensibile un congegno giallo assai stratificato. La volontà di sfuggire ai cliché del genere è evidente, anche attraverso una regia che prova a infilarci qualche buona idea (pur senza sortire grandi risultati), i personaggi femminili sono tutti sufficientemente ambigui e maliziosi e l'impostazione conserva indubbiamente una sua efficacia. A patto di volersi impegnare nel seguire con estrema attenzione quanto accade e sapendo che non sarà sempre immediata la ricomposizione temporale dei diversi segmenti, da farsi mentalmente…

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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